Perché è ancora importante studiare la storia
Oltre delle date e dei nomi difficili da ricordare, studiare la storia aiuta gli studenti a sviluppare un proprio spirito critico e una maggiore consapevolezza civica.
Un cono d’ombra sulla storia?
In un breve articolo del luglio scorso, il linguista Tullio De Mauro riflette sull’insegnamento della storia nella scuola secondaria. La preoccupazione espressa da De Mauro riguarda il grande credito che negli ultimi anni hanno guadagnato i test di profitto scolastico dell’OCSE.
Ogni tre anni, l’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico promuove un test per valutare il livello di istruzione degli adolescenti nei paesi industrializzati. Il test analizza la padronanza dei singoli studenti negli ambiti della competenza linguistica, matematica e scientifica e valuta sia la conoscenza di base dei programmi di studio sia la capacità di applicare le conoscenze ai contesti pratici della vita. Si tratta di un test comparativo che quindi si concentra sulle competenze più facilmente misurabili e confrontabili (la capacità di calcolo o la comprensione di un testo). Un’analisi del genere, secondo De Mauro, rischia di proiettare un cono d’ombra su materie che formano a competenze più difficili da misurare. Come la storia.
Andare oltre alle nozioni
La storia è una materia fondamentale nella formazione intellettuale e civile dello studente ma lo spirito critico a cui l’insegnamento della storia dovrebbe formare è molto difficile da misurare.
Uno tra i più influenti storici del ‘900, Fernand Braudel, sosteneva che per la formazione di cittadini consapevoli fosse fondamentale spiegare quali forze hanno governato la realtà dei cambiamenti sociali. In altre parole, per essere cittadini migliori serve studiare storia.
D’altro canto, per molti anni l’approccio tradizionale all’insegnamento della storia, quello quantitativo, ha privilegiato la trasmissione di nozioni. Quanti studenti vedono nello studiare la storia un lungo elenco di date e nomi difficili da ricordare? Per molto tempo, il metodo quantitativo e nozionistico ha trascurato ciò che di vitale ha da offrire lo studio della storia: l’approccio critico ai fatti e la verifica delle fonti. Un cambiamento è avvenuto e, oggi, gli storici cercano di dare maggiore rilevanza alle finalità civiche dei loro studi e sono ormai diffusi metodi di insegnamento che stimolano il senso critico dello studente e che cercano di renderlo autonomo nella lettura della realtà sociale.
Le competenze della storia
I nuovi approcci qualitativi all’insegnamento della storia cercano quindi di stimolare nello studente lo sviluppo di un’autonoma analisi critica ai fatti. Uno studente formato in questa direzione acquisirà, per esempio, una maggiore padronanza sia delle dinamiche sia dei concetti della politica e maturerà una maggiore consapevolezza dei meccanismi di partecipazione civica nei quali è inserito.
Analisi critica, consapevolezza civica, capacità di orientamento nella società e nella politica, approccio analitico ai fatti e alla verifica delle fonti. Sono queste le competenze che si acquisiscono nello studiare la storia. Certo, sono abilità complesse, difficili da misurare in un test di profitto ma se iniziassimo a considerarle trascurabili, sarebbe un grave errore.