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Perché leggere è ancora indispensabile

“Ragazzi, leggete. Che sia un romanzo, un articolo di giornale, una recensione. Qualsiasi cosa, purché leggiate”. Quanti insegnanti avranno rivolto ai propri studenti questo invito; quante volte, quello stesso invito, sarà stato declinato. Con leggerezza, noncuranza, indolenza, eppure leggere è ancora indispensabile.
Spesso è meno arduo convincere un giudice ad assolvere un assassino, che uno studente a cimentarsi con la lettura. A nulla, peraltro, serve argomentare a titolo di incentivo quanto essa sia utile ai fini della produzione creativa propriamente scolastica; quanto sia educativa, laddove impone l’esercizio dei processi del ragionamento, con il conseguente affinamento degli stessi; e, in ultima analisi, quanto possa rivelarsi benefica ogni volta che consente allo studente di viaggiare nello spazio e nel tempo, a cavallo tra ciò che è fittizio e ciò che è reale, intrufolandosi tra personaggi che non esistono, ma sembrano esistere.

Leggere un tempo era un privilegio riservato a pochi; il progresso sociale lo ha reso un diritto. Il fatto che la lettura venga percepita dagli studenti come imposta dall’esterno, tuttavia, l’ha in ultimo tramutata, sotto questo profilo, in un dovere. La lettura spontanea e autonoma è quindi diventata nella pratica un atto sacrificabile, o comunque rinviabile, in quanto sempre disponibile. Uno strumento evidente ed a portata di mano, che rischia però di diventare invisibile.
La scarsa confidenza con la lettura ha radici e conseguenze molteplici. In un mondo che l’Internet ha reso sempre più dinamico, soffermarsi su un romanzo richiede tempo e, agli occhi dei ragazzi, le alternative preferibili sono innumerevoli. Ne consegue, per forza di cose, un grave vuoto formativo (che è ancora più deleterio se si tiene conto che esso interviene in una fase della giovinezza in cui è ancora forte la componente emulativa) che si riverbera in modo prepotente nell’atto della produzione scritta, quando la “sindrome del foglio bianco” si sfoga con feroce accanimento.

Gli stimoli alla fantasia, infatti, tendono a trovare terreno poco fertile e sprofondare nell’acquitrino della banalità diventa un pericolo concreto. L’ossequio alla forma e alla codificazione ortografica e grammaticale viene inteso dallo studente come un vezzo petulante degli insegnanti. Lo spirito critico è mortificato e, con esso, anche l’attitudine all’argomentazione. Ecco perché leggere è ancora indispensabile.
Non è da escludersi, peraltro, che a tale involuzione possa aver concorso una ostinazione quasi feudale
della classe degli insegnanti, spesso restia ad accogliere strumenti istruttivi diversi da quelli con cui è cresciuta e non sempre immersa nella realtà del cambiamento. La lettura, però, resta imprescindibile.
Perciò, ragazzi, leggete. Che sia un romanzo, un articolo di giornale, una recensione. Qualsiasi cosa, purché leggiate.